Secondo un’indagine svolta a maggio 2015 a cura del Laboratorio Fiaso [Federazione Asl e ospedali pubblici], in Italia a soffrire di stress da lavoro [rappresentato da fattori come carichi di lavoro eccessivi, difficoltà a conciliare lavoro e famiglia, trasferimenti, cambi di mansione e preoccupazioni lavorative] è il 25% dei lavoratori. Combatterlo potrebbe aiutare a recuperare 30 milioni di giornate lavorative all’anno, pari a circa 3 miliardi di euro.
Il tema del ‘benessere organizzativo’ o ‘salute organizzativa’ è ormai da tempo argomento di attenzione, soprattutto alla luce della Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica emanata il 24 marzo 2004 e rivolta alle Pubbliche Amministrazioni.
Con ‘benessere organizzativo’ si intende ‘la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione’ [Avallone e Bonaretti, Benessere Organizzativo, 2003]. Relativamente a questa definizione, la Direttiva sopra citata si prefigge lo scopo di spronare le Pubbliche Amministrazioni a realizzare indagini per rilevare lo stato di benessere dei lavoratori, analizzando il modo in cui le persone vivono l’organizzazione in cui lavorano, tenendo conto dell’ambiente, del clima e della convivenza organizzativa così come percepito dai lavoratori quotidianamente. È dimostrato da studi e ricerche che le strutture più efficienti sono quelle con dipendenti soddisfatti e un clima interno sereno e partecipativo, fattori che incrementano la motivazione e la produttività. In quest’ottica, rilevare il grado di benessere organizzativo consiste in un vero e proprio investimento per l’organizzazione.
Date tutte queste premesse, appare chiaro e lampante che un’azione svolta a indagare e analizzare il benessere organizzativo del proprio organico rappresenta una strategia vincente per qualunque azienda, sebbene la Direttiva si riferisca prevalentemente alle Pubbliche Amministrazioni. Di grande attualità è il caso di aziende che a seguito di fusioni, integrazioni, trasferimenti si trovano ad avere un organico composto da differenti matrici culturali, dove il bisogno di garantire una comune cultura d’impresa diventa prioritario. Di conseguenza, misurare il grado di benessere del proprio ‘cliente interno’ rappresenta un’assoluta necessità. E infatti le indagini di questo tipo realizzate nelle aziende private è in costante incremento, come dimostra la sempre maggiore candidatura di grandi e piccole imprese al titolo di Best Workplaces, conferito annualmente dall’Associazione Great Place To Work. Non è da trascurare, inoltre, il ritorno in termini di brand image e reputation che l’azienda ottiene da un riconoscimento di questo tipo.
Il welfare aziendale ha come obiettivi il benessere delle risorse umane, la motivazione dei lavoratori, il rafforzamento del senso di appartenenza all’impresa, l’aumento della produttività e dell’efficienza, la capacità di favorire la conciliazione dei tempi di vita e tempi di lavoro, la valorizzazione della brand image e della brand reputation. Ricerche Verdi svolge ricerche professionali sul benessere organizzativo e si configura come il partner ideale per le aziende che vogliano investire sul capitale umano, offrendo analisi approfondite che forniscono un quadro dettagliato del ‘sentiment’ dei lavoratori delle aziende.
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